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Rigoletto, la notte della maledizione

Data: 23/07/2022
Ora: 21:00 - 22:30


Baglio Di Stefano, Gibellina

di e con Marco Baliani
musiche di Giuseppe Verdi, Nino Rota, Cesare Chiacchiaretta
eseguite da Giampaolo Bandini (chitarra)  e Cesare Chiaccheretta (fisarmonica)

Rigoletto è un monologo, quindi per farlo c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa, spirito e materia. È uno dei motivi che mi ha spinto a quest’altra impresa. Poter rivestire per una volta la pelle di un altro e starci dentro dall’inizio alla fine: è una gioia particolare per me che in scena da narratore non ho mai la possibilità di calarmi interamente nelle braghe di chicchessia, sempre devo stare vigile a controllare e dirigere l’intero svolgersi della vicenda. Quando invece dirigo altri attori, loro sì, sono personaggi e li invidio sempre un po’, perché so che vuol dire poter essere un altro fisicamente e spiritualmente, una sensazione di pienezza, aver generato un altro avvicina noi uomini al mistero della duplicazione femminile. 

La proposta fattami dal Teatro Regio di Parma di occuparmi, a mio modo, di una “rilettura” di un’opera di Verdi in cartellone nella stagione, la potevo facilmente risolvere con un bel reading, lettura più musica e via così. Ma volevo rischiare di più, come sempre mettermi in gioco, senza appoggiarmi al già saputo, senza occhiali e leggio. 

Mi son detto che era l’occasione buona per osare un personaggio e incarnarlo, dopo tanto tempo, tornare a mettere mano a tutte le cose che ho imparato strada facendo sul mestiere antico dell’attore e provare a costruirci sopra un testo scritto, un bel canovaccio su cui giorno dopo giorno, provando, creare un dire per niente letterario, ma concreto, materico. Compreso il trucco in faccia e il costume preso in prestito nei depositi del teatro Regio, appartenuti ai tanti Rigoletti passati da quelle parti.
La seconda motivazione è stata la mia passione per gli esseri del circo, ma quei circhi piccoli, non eclatanti, non amo i “soleil” circensi fatti di effetti speciali e artisti al limite della robotica per la bellezza scultorea e bravura millimetrica del corpo. No, preferisco la rozzezza faticosa ma meravigliosa di quei circhi dove chi strappa i biglietti te lo ritrovi dopo vestito da pagliaccio e il trapezista sa anche fare giocolerie, esseri nomadi, zingarescamente affamati di vita, mi prende uno struggimento totale quando varco quei tendoni, a percepire la fatica quotidiana di un vivere precario ma impeccabile. Volevo fare un omaggio alle cadute, alle sospensioni, alle mancanze di appoggi. 

Marco Baliani 

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