Articontemporanee_Orestiadi

Un itinerario espositivo che mette a confronto persistenze e contaminazioni linguistiche, stilistiche e culturali, in una sintesi armoniosa e complessa della cultura contemporanea.

La collezione nasce dalla donazione di Ludovico Corrao e della famiglia, cui si aggiungono i lavori donati dagli artisti -a conclusione della loro permanenza in atelier a Gibellina- e da donazioni di privati e pubblici. Gli artisti hanno sempre aperto i propri studi alla gente del luogo, sia attraverso le collaborazioni con gli artigiani sia tramite i laboratori svolti con gli studenti. La collezione è distribuita negli spazi esterni, nel Granaio e negli edifici centrali del Baglio Di Stefano, dove è esposta la raccolta del Museo delle Trame Mediterranee con abiti, tappeti, reperti, manufatti, ceramiche classiche e moderne. Ogni parte della collezione racconta un percorso che nasce dalla passione di Corrao per l’arte e dalle sue amicizie con i pittori italiani Renato Guttuso e Corrado Cagli in un primo momento e poi con gli altri artisti delle avanguardie.

Corpo centrale

Qui si trova la raccolta giovanile di Corrao: i quadri di esponenti storici del Novecento si mescolano armoniosamente ai manufatti decorativi provenienti dall’area mediterranea. Tra le opere, si segnalano quelle di Lia Pasqualino Noto, Fausto Pirandello, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Fiorenzo Tomea, Renato Guttuso. La raccolta avviata nella fase della presidenza di Corrao alla Fondazione Orestiadi comprende opere di Sante Monachesi, Michele Canzoneri, Baldo Diodato, Rossella Leone e Nanda Vigo.

Il Granaio

Il percorso espositivo segue il filo cronologico a partire dai lavori del gruppo Forma 1, artisti che negli anni Cinquanta aprirono il dibattito in Italia tra realismo e astrattismo, con i dipinti di Carla Accardi, Piero Dorazio, Giulio Turcato e le sculture di Pietro Consagra. A questi lavori seguono quelli dei principali esponenti della Scuola di Piazza del Popolo, tra cui Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Mambor. La raccolta include anche l’esperienza della ricerca visiva degli anni Settanta e Ottanta con opere di Alighiero Boetti, Toti Scialoja, Mimmo Germanà, Nunzio, Rocco Genovese, Joseph Beuys, Antonio Corpora, Sebastian Matta; degli esponenti dell’arte verbo-visiva, Emilio Isgrò – che ha riscritto per leOrestiadi la trilogia di Eschilo – e Luca Patella; dei concettuali, Alfonso Leto, Nino Longobardi, Bruno Ceccobelli, Krzysztof Bednarsky, Crescenzio Del Vecchio Berlingeri.

Il Granaio accoglie anche diversi lavori di artisti provenienti dall’area mediterranea e da alcuni paesi del Nord Africa tra cui Hakim Abbaci (Algeria), Nja Mahdaoui (Tunisia) e Moussa Traore (Senegal). Ad essi si interpongono le opere di artisti orientali come quelle di  Chan Kuo Kiang o informali come Renata Boero. Tra gli artisti che hanno realizzato le loro opere in residenza si ricordano Mario Schifano, Toti Scialoja, Massimo Antonaci, Tonio Trzebinski (Polonia), H.H. Lim (Malesia),Li Xiang Yang (Cina). Il corpo centrale del granaio accoglie il Tappeto volante, installazione ideata dal Gruppo Stalker e realizzata nel 2000 da Ararat centro sociale curdo a Roma, in occasione della  mostra itinerante “Islam in Sicilia”, presentata nelle principali capitali del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Un nucleo specifico è composto dalle scenografie degli spettacoli delle Orestiadi, tra cui spiccano le macchine spettacolari di Arnaldo Pomodoro, l’installazione Gibella del martirio di Emilio Isgrò e La montagna di sale, ideata da Mimmo Paladino per La Sposa di Messina (esterno). Negli spazi antistanti il museo si trovano installazioni di Alfredo Romano, Richard Long, Peter Briggs, Francesco Arecco, Michele Cossyro, Ben Jakober, Salvatore Cuschera .