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#virginiapertutte

Opera partecipata di ricamatura e riscrittura

dal saggio

“UNA STANZA TUTTA PER SÉ”

di Virginia Woolf

direzione artistica di Patrizia Benedetta Fratus

con la curatela di Ilaria Bignotti e Connecting Cultures,

in collaborazione con Fondazione Orestiadi  e Comune di Gibellina

 

Luglio-Ottobre 2021

 

È una call to action che coinvolge persone di ogni nazionalità e lingua, nella realizzazione di una grande installazione formata da tessuti bianchi, ricamati o scritti con un filo rosso o pennarello indelebile rosso.

La tua opera contribuirà alla realizzazione di una grande installazione, in scala ambientale, formata dalla ricamatura o trascrizione in colore rosso su tessuti bianchi del saggio “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf, scrittrice, saggista e attivista britannica (Londra, 1882 – Rodmell, 1941).

 

AIUTACI A TRADURLO IN TUTTE LE LINGUE! Aderisci seguendo questi semplici passaggi

 

® Incontriamoci  giovedì 8 luglio dalle 10 alle 13 e sabato 17 luglio alle ore 18,30 al Baglio Di

Stefano e ti racconteremo del progetto

  • Oppure scrivi o chiama Elena Andolfi, andolfi@orestiadi.it,  3496157785 – Fondazione Orestiadi
  • Ricevi il tuo versetto tratto dalle pagine del libro di Virginia Wolf, e procurati / ricevi il kit per realizzare l’opera (versetto, 2 teli 30×40 cm, filo rosso o pennarello rosso indelebile)
  • trova una compagna di traduzione di altra lingua madre e scrivete o ricamate il versetto in lingua italiana su un tessuto e nella lingua scelta per la traduzione nell’altro tessuto ricevuto
  • È importante mettere il numero del versetto che hai ricevuto su entrambe i teli, per poter ricomporre il testo.
  • Raccontaci di te e di chi coinvolgerai per la traduzione, raccontaci di cosa troverai o scoprirai tra le parole. Anche quelli che vengono chiamati dialetti sono preziose lingue madri.
  • Mandaci immagini delle tue mani all’opera e prima di consegnare i teli, fai fotografie di te con la traduttrice e l’opera realizzata per documentare (verranno condivise sui social del progetto).
  • Seguiamoci su Facebook e Instagram (@virginiapertutte); abbiamo anche un sito virginiapertutte.it , per tenere il filo.
    Insieme alle immagini, se vorrai, scrivici un tuo pensiero sul potere delle parole, sull’influenza della narrazione nella tua vita.
  • PER OGNI DOMANDA SCRIVI O CHIAMA  anche direttamente l’Artista, Patrizia Benedetta Fratus: +393387100408

PER APPROFONDIRE IL SENSO DI QUESTO PROGETTO:

“Una stanza tutta per sé” ripercorre la vicenda umana e letteraria dell’autrice Virginia Woolf, volto a rivendicare, per il genere femminile, il diritto e la possibilità di far parte del mondo culturale che all’epoca era di esclusivo appannaggio maschile.

L’intento è infatti quello di rendere evidente la mancanza di traduzioni e la necessità di tale fruibilità dell’intero testo; e al contempo di dimostrare come l’antica pratica della tessitura sia un elemento cruciale per la tessitura di una rete sociale, forte e consapevole di donne di qualsiasi geografia e cultura.

I due tessuti, assieme cuciti, diventeranno delle bandiere che mostreranno, su ciascun lato, una versione possibile del testo. Il risultato finale sarà un’opera d’arte collettiva ambientale, formata da migliaia di bandiere bianche vergate di rosso, che corrisponderanno a migliaia di possibili traduzioni del libro, da proporre a pubbliche istituzioni, centri di ricerca culturale e sociale in primo luogo per valorizzare le città di Brescia e Bergamo, nell’anno in cui saranno Capitali della Cultura, il 2023.

 

Patrizia Benedetta Fratus

nasce a Palosco (Bergamo) nel 1960 da contadini urbanizzati e, dopo le scuole dell’obbligo, accede direttamente al mondo del lavoro. A 23 anni torna a studiare e dopo alcune esperienze nell’alta moda, si diploma nel 1999 all’Istituto Marangoni di Milano. Lavora nella sartoria del Teatro alla Scala per due anni. Nel 2004 debutta come artista a Parigi nella galleria Edgar le Machand d’art. Nel 2005 è a Bergamo con un’istallazione per Celluloidee. Espone in gallerie a Brescia, Milano, Londra e Parigi. Vince il premio Nocivelli e ArteCairo nel 2009. Realizza la prima “Cometumivuoi”, una bambola nata dalle continue sollecitazioni della cronaca di femminicidio. Inizia un percorso di studio di storia dell’arte con Salvatore Falci. Dal 2012 lavora a progetti di arte relazionale e ambientale collaborando anche con case di accoglienza e scuole. Nel 2015 realizza l’opera d’arte relazionale “VivaVittoria” a Brescia. Il suo lavoro intende l’arte come strumento di sperimentazione intellettuale ed empirica di consapevolezza, autosufficienza e autodeterminazione, strumenti necessari per l’emancipazione umana. www.patriziafratus.com

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