Data: 18/07/2025
Ora: 21:00
#ilteatrosifacivile
18 luglio ore 21,00 – Baglio di Stefano
WONDER WOMAN
di Antonio Latella, Federico Bellini
regia di ANTONIO LATELLA
con Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti
musiche e suono Franco Visioli
movimenti Francesco Manetti, Isacco Venturini
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con Stabilemobile
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Nel 2015, ad Ancona, una ragazza peruviana è vittima di uno stupro di gruppo. Le giudici della Corte d’Appello chiamate a emettere una sentenza decisero di assolvere gli imputati perché la ragazza risultava “troppo mascolina” per essere attraente e quindi vittima di violenza sessuale. La Corte di Cassazione ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro, eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima, come se quella ragazza fosse colpevole del proprio aspetto. Lo spettacolo si muove da questa vicenda affidando a quattro giovani donne il racconto, immaginato e teatralizzato, del caso giudiziario. Vichingo, questo il soprannome con cui, nella realtà, era chiamata dai ragazzi la vittima, diviene una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata.
Note di regia: Nello spettacolo, la ragazza vittima di stupro lotta per la verità. Come la Wonder Woman dei fumetti si batte per la giustizia, ma ogni incontro, dai poliziotti di quartiere alle giudici stesse, finisce per rafforzare l’idea di una comunità in cui non c’è spazio né per la pietà né tantomeno per la giustizia stessa. Wonder Woman è un flusso di parole senza interruzioni che corre, palpita e a volte quasi s’arresta come il cuore della ragazza, sottoposta a continui interrogatori, richieste, spiegazioni che la violenza subita non può rendere coerenti, logiche e senza contraddizioni. Eppure, come la Wonder Woman disegnata e creata da William Marston, l’eroina di questo racconto teatrale non si darà mai per vinta, forte della propria volontà interiore, qui metaforicamente simboleggiata dal lazo della verità, l’arma che costringe chiunque ne venga avvolto a non mentire. Oltre ad aver creato il fumetto della super-eroina figlia delle Amazzoni, Marston è conosciuto anche per aver brevettato la “macchina della verità”: una vita, quella dello psicologo, fumettista e inventore, tesa a individuare le storture della società cercando di risolvere, se non di rimuovere, quel confine spesso troppo arbitrario tra verità e menzogna. Antonio Latella
Note di drammaturgia: La scrittura del testo prova a ricostruire con l’immaginazione non solo il fatto in sé, quanto i continui ostacoli affrontati dalla ragazza per cercare di affermare la propria verità; un flusso di parole, spesso senza punteggiatura, che pare assecondare il ritmo, il battito cardiaco e il susseguirsi dei pensieri della giovane, sottoposta a interrogatori o richieste che sembrano non tener conto del trauma subito e del dolore provato. Seguendo queste linee guida, il testo diviene quasi un nastro di registrazione che di continuo si arresta e si riavvolge per tornare al punto di partenza. La deposizione della giovane vittima, intrecciata alla sentenza delle giudici, accetta e raccoglie in sé anche le contraddizioni che caratterizzano ogni testimonianza, in un contesto sociale dove la ricerca della verità, più che promossa, pare piuttosto scoraggiata o strumentalizzata. In questo modo il testo prova a mettere su un ideale banco degli imputati non soltanto gli autori stessi del crimine, ma anche un’intera comunità che non riesce ad evitare di muoversi tra due estremi, l’omertà o la spettacolarizzazione del dolore. Federico Bellini