Data: 12/07/2025
Ora: 19:30
#classicocontemporaneo
12 luglio ore 19,30 – Baglio di Stefano
MEZZI SOGNI D’ESTATE
Capitolo I: Piramo&Tisbe
drammaturgia e regia
LUIGI DI GANCI e UGO GIACOMAZZI
con la compagnia di ragazzi e ragazze down
Ivan Dragotta, Alberto Esposito, Salvatore Leone,
Giuseppe Lucchese, Matteo Richiusa, Vincenzo Sicola
Progetto realizzato con i fondi dell’otto per mille della Chiesa Valdese
PRIMA NAZIONALE
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Dopo Stralunati, l’insolita storia di Giulietta&Romeo, la compagnia Teatrialchemici/Dadadàun prosegue la sua ricerca sulle orme di Shakespeare rimescolando le carte del Sogno di una notte di mezz’estate con questo primo studio dal titolo Mezzi Sogni d’estate, capitolo 1: Piramo e Tisbe
Una banda di artigiani/attori morti di fame per racimolare quattro sghei si presentano ai festeggiamenti per il matrimonio di Teseo e Ippolita imponendo agli invitati alle nozze una bizzarra e originalissima messa in scena della tragica storia d’amore di Piramo e Tisbe. La loro proverbiale impreparazione scatena effetti comici imprevedibili e il pubblico anziché assistere alla famosa tragedia si ritrova inaspettatamente a divertirsi della sua esilarante parodia. In scena ad interpretare il Muro, il Leone, Piramo, Tisbe, la Luna e gli altri personaggi della storia troviamo gli attori e le attrici down della compagnia palermitana dalla ormai quasi ventennale esperienza.
In realtà c’è molto di più. Gli spettacoli della compagnia Teatrialchemici/Dadadàun affrontano temi che avendo a che fare sempre col Teatro hanno sempre a che fare con la Vita in una sorta di doppio piano in cui realtà e fantasia, sogno appunto, si mischiano di continuo. La nostra ricerca avanza nella conquista di un linguaggio espressivo autonomo ed originale, gli attori e le attrici si riconoscono sempre più creatori di un progetto che ha ormai un linguaggio saldo e riconoscibile pur nella sua imprevedibile restituzione davanti a un pubblico che è attratto dal disequilibrio costante della messa in scena.
Il tema centrale della commedia è lo sconvolgimento dei sentimenti, l’ambiguità del desiderio, la metamorfosi del reale — tutto ciò che, nelle credenze popolari, accadeva quando il mondo era in equilibrio precario tra luce e buio, giorno e notte. E ci ricorda molto il periodo storico che stiamo vivendo adesso. Shakespeare ci porta nei meandri dei sogni, dei boschi, in un periodo dell’anno in cui l’inconscio si fa più vivo e presente e reclama di essere riconosciuto come nostra parte fondamentale. I nostri attori/artigiani rappresentano dunque quell’inconscio collettivo che si serve del Teatro per manifestarsi e lanciano segnali di lucidità, di fede in un atto dissacrante quanto necessario, sono lì per dirci che un pensiero diverso, anarchico e sobillatore è necessario specialmente quando una società è ipnotizzata dalla iperrealtà che le viene proposta dalla politica e dalla cultura di massa, sempre più violenta e distruttiva.